Prologo – Radio diffusa le 3D del digitale: Dipendenze, Distrazioni, Disinformazione. I nostri podcast sul digitale.
Siamo partita da una web radio diffusa per riflettere sui tanti aspetti del “digitale diffuso” nella nostra vita quotidiana provando ad andare oltre agli aspetti strettamente correlati con il nostro lavoro quotidiano su WordPress o sulla SEO o sui contenuti che scriviamo (o su quello che ogni giorno facciamo come professionisti che lavorano sul digitale).
Abbiamo scelto di farlo invitando di volta in volta ospiti con competenze e sensibilità diverse (quindi non solo “addetti ai lavori” SEO, marketers, programmatori o esperti di WordPress o di Social Network), perché troppo spesso i “social” e gli “algoritmi” ci incanalano verso le “solite letture” le soliti visioni del mondo e della rete mentre volevamo punti di vista e testimonianze le più varie possibili.
In rete, specie nella bolla degli addetti ai lavori del digitale, spesso assistiamo a un certo appiattimento maniacale a colpi di “copy pubblicitario” che veicola sempre gli stessi concetti, riteniamo che le differenze, le infinite “scale di grigio”, il pensiero critico (ed il pensiero in generale) siano fondamentali per comprendere il digitale diffuso. Per questo abbiamo invitato a confrontarsi sul “digitale” e i suoi effetti nei vari ambiti della nostra vita di ogni giorno (informazione e fake news, commercializzazione e pubblicità, formazione, abitudini d’acquisto, intrattenimento, cloud e privacy, streaming ecc.):
- Educatori ed educatrici che ogni giorno hanno a che fare con adolescenti e bambini che utilizzano il digitale non solo per svago, vedere video, chattare, restare in contatto con amici e parenti ma, complice la pandemia, in DAD e per lo studio
- Psicoterapeuti e psicologhe che ci hanno raccontato dei meccanismi psicologici che possono determinare, online, dei rigurgiti di odio e di aggressività oppure ci hanno raccontato delle tante distrazioni e dei meccanismi che si scatenano quando utilizziamo il digitale
- Giornalisti con cui abbiamo affrontato la problematica delle fake news e dell’infodemia
- Insegnanti, formatori e professoresse e presidi che ci hanno raccontato le loro esperienze con la formazione a distanza e la DAD nelle scuole
- Ricercatori ed esperti di media education
- E tante altre persone che in vario modo (come noi tutti) usano (e a volte abusano) di internet e dei dispositivi digitali.
Perché un libro per riflettere sul digitale diffuso?
Stiamo sempre più “attaccati” ai nostri dispositivi, siamo sempre più dipendenti dall’uso (e a volte abuso) dalla rete internet e dal “rumore” delle varie notifiche (spesso ridondanti).
Abbiamo scelto la metafora della rete che nasce diffusa e libera.
Mi riferisco al World Wide Web nato libero e di pubblico dominio il 30 aprile del 1993 quando il CERN rilasciò il codice sorgente della rete inventata da Tim Berners-Lee e dai suoi collaboratori. Mentre oggi notiamo come la rete si stia accentrando sempre di più in poche immense piattaforme, di proprietà di grandi multinazionali private, che fanno di tutto per tenerci incollati alle loro interfacce (perché monetizzano sulla pubblicità).
Questo perché siamo noi, sulle grandi piattaforme come Google, Facebook, Youtube a creare il valore economico che consente a queste imprese di guadagnare tantissimo.
Non siamo solo un prodotto (la famosa frase attribuita a Negroponte se è gratis il prodotto sei tu è molto parziale e guarda solo un lato del fenomeno avviato con il cd Web 2.0 e i contenuti generati dagli utenti) siamo i produttori dei dati che consentendo la nostra profilazione sempre più precisa acquisiscono un valore economico per le aziende che acquistano pubblicità (che sia Google Ads o Facebook Advertising).
Questo uno dei motivi che spinge le piattaforme a creare interfacce progettate per farci restare sempre più tempo connessi sui social. Interfacce studiate per spingerci ad interagire velocemente (senza considerare magari le conseguenze della fretta o di una interazione frettolosa, che ostacola l’approfondimento). Ma si sa la velocità non è sempre una virtù.
5 aree tematiche ed oltre 30 interventi nel “nostro” libro sul Digitale Diffuso
Abbiamo suddiviso i nostri interventi e le interviste (testuali ed audio) in 5 macro-aree per consentire percorsi di lettura aperti che affrontassero il digitale sotto vari punti di osservazione.
La realtà del digitale diffuso, nella sua complessità, la vogliamo provare ad interpretare a partire da:
- Le azioni individuali che come persone compiamo in rete,
- Le strutture tecnologiche e le interfacce in cui queste azioni avvengono. Le piattaforme sono infatti ambienti mediali che come tali influenzano (per esempio nel disegnare l’interfaccia affinché sia facilitato compiere determinate azioni e non altre oppure nella implementazione degli algoritmi che determinano cosa visualizziamo sul web, ne ho scritto in Digitale diffuso in : Algoritmi e scelte consapevoli?)
- Le culture digitali e non che influiscono sul nostro agire.
Le aree tematiche che abbiamo scelto sono 5:
- Progetti Innovativi che sfruttano le potenzialità del digitale dall’utilizzo delle potenzialità delle chat per il sostegno psicologico, all’informazione, alla realtà aumentata, all’intelligenza artificiale.
- Tecnologia e Marketing, per capire come funzionano i motori di ricerca, il marketing ed aumentare la nostra conoscenza sui “dietro le quinte del digitale”.
- Scuola e Formazione, la pandemia ha contribuito alla grande diffusione della DAD e non potevamo non occuparcene andando a raccogliere testimonianze di docenti, professori e professoresse, formatori, insegnanti ed educatrici che si sono confrontate (e si confrontano) con la DAD.
- Risvolti Sociali, il digitale diffuso ci riguarda come comunità e come società, è davvero banale doverlo ribadire, ma non esistono solo gli individui e/o gli utenti e/o i consumatori.
- Fake News ed Infodemia, tema particolarmente importante in un momento storico in cui una fake può diventare nociva per la salute di tutte e tutti.
Abbiamo scelto, nell’ossessione continua per i “dati” (che spesso sono però imprecisi, viziati da bias, o semplicemente citati per “dare i numeri” senza alcuna riflessione) di privilegiare un approccio qualitativo, di testimonianze, di condivisione di esperienze perché, ricordiamocelo, dietro ai numeri ci sono persone che ogni giorno si confrontano con la tecnologia ed il “digitale diffuso” spesso in condizioni di grandissimo squilibrio per esempio quando una piattaforma digitale decide di usare il “default power” per cambiare completamente le condizioni d’uso o l’interfaccia o decidere di cedere i nostri dati a terzi mandandoci una semplice notifica.
Accessibilità e design inclusivo per il nostro ebook
Da sempre penso e pensiamo che l’accessibilità della rete in generale (oltre che delle interfacce) sia un elemento importante per un web inclusivo e il più possibile aperto a tutte e tutti, per questo abbiamo scelto di far scaricare Digitale Diffuso liberamente, senza richiedere una mail per effettuare il download del nostro “digitale diffuso”.
Perché davvero ogni relazione deve essere all’insegna dello scambio? Davvero non ci siamo stancati di “lasciami la tua mail per ricevere la guida definitiva… aggiungi pure un qualsiasi argomento a piacere” oppure “crea relazioni con i tuoi utenti solo così otterrai qualcosa in cambio” come se le relazioni umane dovessero avere esclusivamente una dimensione utilitaristica e “commerciale”?
Inoltre il nostro libro sul digitale diffuso viene distribuito in versione solo testo per non vedenti, formato pdf ed epub implementando una serie di soluzioni in stile “inclusive design” (rigorosamente DIY) a cominciare dalla font adottata: Atkinson Hyperlegible Font.